Nutriterapia

E’ risaputo che l’alimentazione può essere fonte di benessere e di salute. Tuttavia, quando è scorretta e quando non si segue una dieta depurativa e disintossicante, ciò può essere anche causa di un ampio spettro di disturbi e malattie.

Ciò che mettiamo nel piatto influenza i processi metabolici, ormonali, nervosi ed immunitari, che stanno alla base di un buon funzionamento dell’organismo. 

E’ meno noto che l’alimentazione incide sia sull’accumulo che sulla capacità di detossificazione delle molecole nocive e dannose.

Dieta depurativa e disintossicante: qual è la sua funzione? 

Gli alimenti rappresentano il veicolo primario di intossicazione da inquinanti ambientali, tra cui additivi, erbicidi, pesticidi organo-fosfati, ftalati, bisfenolo A e metalli pesanti. Ciò è dovuto al continuo peggioramento delle condizioni ecologiche ed a due meccanismi: la bioamplificazione e la bioconcentrazione. Con il primo termine si intende la tendenza di alcune sostanze chimiche di concentrarsi sempre di più man mano che si sale di livello nella catena alimentare. La bioconcentrazione, invece, indica la capacità di un organismo di concentrare una sostanza presente nell’ambiente. Di conseguenza i tessuti di questo organismo hanno concentrazioni molto più elevate rispetto a quelle presenti nell’ambiente.

Sta di fatto che, soprattutto a livello urbano, siamo sempre più a rischio di un’intossicazione più o meno silente, dovuta al carico totale di sostanze tossiche depositate a livello organico. Come già accennato l’alimentazione è il veicolo preferito dalle esotossine provenienti dall’ambiente esterno, ed è per questo che una dieta depurativa e disintossicante può essere la scelta giusta. Ma si aggiunga che ciò che mangiamo influenza la tossicità anche indirettamente, cioè attraverso le ripercussioni sui radicali liberi, le molecole ossidate, le tossine sintetizzate dalla flora intestinale ed i frammenti alimentari parzialmente digeriti (es. glutine e caseina). Senza dimenticare che spesso la relazione dose-effetto non è chiara ed esiste sinergia tra le diverse sostanze tossiche. Cioè la combinazione di due o più molecole esercita effetti maggiori rispetto alla loro somma.

Quando il carico di sostanze tossiche è superiore alla capacità di smaltimento insorgono frequentemente squilibri e disturbi patologici. Ecco perché una dieta depurativa e disintossicante è utile.

Un’ampia varietà di sostanze esogene come i farmaci, gli inquinanti e gli additivi presenti negli alimenti promuovono uno stato di lenta intossicazione cronica che si esprime generalmente con un calo delle energie quotidiane, sintomi allergici, disturbi gastrointestinali o respiratori, irregolarità del battito cardiaco, cefalea, ansia, irrequietezza, alterazioni del sonno, della memoria e della concentrazione.

E’ fondamentale modificare le proprie abitudini di vita partendo da semplici misure di igiene ambientale ed alimentare. Pertanto STOP a: utensili di rame o alluminio, conservare gli alimenti in contenitori di plastica, microonde, contatto diretto tra gli alimenti e le pellicole di plastica o i fogli di alluminio, acqua potabile contaminata. Inoltre è sempre meglio preferire gli alimenti semplici e naturali rispetto a quelli processati.

A cosa serve, quindi, una dieta depurativa e disintossicante? L’alimentazione influenza le capacità detossificanti di cui dispone naturalmente l’organismo. Ciò avviene attraverso numerosi meccanismi:

  • Riequilibrio della flora microbica gastrointestinale. In caso di disbiosi, infatti, si assiste alla produzione di un elevato numero di tossine;
  • Azione protettiva ed anti-infiammatoria a livello intestinale. Ciò consente di rafforzare la funzionalità e l’integrità dell’intestino prevenendo l’ingresso delle molecole dannose;
  • Ottimizzazione delle funzioni degli organi emuntori quali l’intestino, il fegato ed i reni per il metabolismo e l’eliminazione dei prodotti di scarto o indesiderati;
  • Controllo dello stress ossidativo che è accentuato in caso di intossicazione.

Un’alimentazione equilibrata consente il rifornimento dei macro e dei micronutrienti necessari per la neutralizzazione delle tossine, che avvengono attraverso reazioni enzimatiche complesse ed esigenti. Basti pensare che normalizzare i processi di detossificazione epatica  può richiedere un apporto di nutrienti ben al di sopra di quelli previsti dai fabbisogni giornalieri (LARN).

In conclusione gli aspetti alimentari svolgono un ruolo non trascurabile nell’accumulo dei prodotti tossici e di scarto, il che ne fa uno strumento imprescindibile per depurare l’organismo da ciò che è dannoso o non è più necessario.

I metalli tossici sono estremamente diffusi all’interno delle società industrializzate ed i loro livelli hanno ormai raggiunto un traguardo storico.

Le fonti principali di esposizione sono le seguenti: attività minerarie ed inerenti i rifiuti tossici, utilizzo di pitture contenenti piombo e di altri prodotti chimici quotidiani, le emissioni tossiche da parte delle industrie e la diffusione di nuove tecnologie (nanomateriali contenenti cadmio).

Il cadmio, il piombo ed il mercurio non svolgono un ruolo biochimico nell’organismo, bensì esercitano tossicità differenti in numerosi sistemi organici poiché si legano ai tessuti, contribuiscono allo stress ossidativo, modificano le attività endocrine ed interferiscono con le funzioni di altri minerali come il magnesio e lo zinco. In particolare i metalli tossici pongono un grande rischio per la salute dei bambini in quanto un’esposizione precoce potrebbe compromettere il loro sviluppo fisico, intellettuale e comportamentale. D’altra parte negli adulti molte malattie croniche, tra cui quelle cardiovascolari, renali ed il declino neurologico, sono state fortemente associate all’intossicazione da metalli pesanti. Si aggiunga che l’Agenzia per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato il cadmio come carcinogeno, il piombo inorganico ed il metilmercurio rispettivamente come un probabile e possibile carcinogeno.

Il termine chelazione si riferisce all’incorporazione degli ioni e dei cationi minerali all’interno di strutture organiche a forma di anello, dette molecole chelanti. Queste hanno la capacità di mobilizzare i metalli dai tessuti in cui sono depositati e di legarli a sé durante la circolazione ematica per poi trasportarli ai reni ed al fegato, dove possono essere eliminati attraverso le urine e la bile rispettivamente. Esistono all’interno dell’organismo delle molecole fisiologiche in grado di chelare i metalli. In particolare l’insieme delle proteine capaci di legare i metalli, a cui appartengono le metallotioneine, sono chelanti potenti dei metalli tossici e svolgono un ruolo protettivo importante in caso di intossicazione. Inoltre si ipotizza che alcuni alimenti riducano l’assorbimento dei metalli tossici e supportino i processi di detossinazione. Le caratteristiche delle fibre insolubili, contenute nella crusca dei cereali e nella frutta, possono essere di sostegno alle terapie chelanti al fine di interrompere il riassorbimento enteroepatico dei metalli e modulare la composizione del microbiota intestinale. Altri polimeri naturali meritevoli di ulteriori approfondimenti per la loro capacità di assorbire i metalli pesanti sono i polisaccaridi alginati di origine algale, la clorella e la pectina di agrumi modificata.

Tenendo conto del fatto che i metalli tossici possiedono una grande affinità per i peptidi contenenti zolfo alcune osservazioni suggeriscono di aumentare il consumo di alcuni alimenti, come l’aglio e le verdure appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae (e.g. broccoli, cavolo, cavolfiore, cavolini di Bruxelles). Spesso le strategie naturali per la chelazione puntano sull’incremento delle funzioni detossificanti che utilizzano il glutatione, che rappresenta un chelante fisiologico fondamentale e la cui forma ridotta protegge le cellule dallo stress ossidativo prodotto dei metalli pesanti. Non si può tralasciare il ruolo dei minerali nutrizionali, tra cui in particolare il selenio, che è un elemento essenziale per l’organismo in grado di formare composti estremamente stabili ed insolubili con il mercurio, svolgendo un ruolo protettivo nei confronti della sua intossicazione e del conseguente stress ossidativo. E’ opportuno sottolineare che lo stato nutrizionale influenza l’assorbimento dei metalli pesanti, poiché i cationi tossici sono trasportati dalle stesse proteine deputate all’assorbimento dei minerali essenziali quali il magnesio, lo zinco ed il ferro. Da ciò è possibile affermare che i soggetti aventi un’alimentazione squilibrata e carente degli oligoelementi hanno un maggior rischio di intossicazione.