L’ ambiente e i fattori legati allo stile di vita sono implicati in un vasto range di patologie umane poichè favoriscono cambiamenti epigenetici. Negli ultimi anni la ricerca nel campo della biologia molecolare e, in particolare, dell’ epigenetica, ha delineato un nuovo modello di genoma dinamico e interattivo con l’ ambiente, inteso come fonte di sollecitazioni in grado di indurre modifiche fenotipiche reattive e adattive, soprattutto nelle prime fasi della vita. In effetti i geni hanno bisogno che vi sia qualcosa che li spegne o li accende, questa regolazione non è compito del DNA bensì di molti altri fattori ci controllo.
A livello cellulare gli eventi negativi sono legati all’ espressione dei geni, alla detossificazione dei carcinogeni, alla riprazione del DNA, e al ciclo vitale cellulare, modulati da fattori di rischio legati all’ esposizione.
Il feto è specificatamente vulnerabile a molti agenti esogeni. L’ esposizione chimica durante la vita prenatale e nell’ immediato periodo postnatale fino ai 3 anni di vita circa, può indurre cambiamenti epigenetici che si imprimono nel genoma inducendo modifiche biochimiche in tessuti e organi specifici. Questi cambiamenti non solo renderanno il soggetto suscettibile a tumori o malattie neurodegenerative in età successive, ma verranno trasmessi a generazioni successive e ne aumenteranno la suscettibilità alle stesse.
L’ esposizione fetale a sostanze considerate interfenti endocrini durante una finestra temporale critica sembra dimostrata per l’ aumento dei casi di tumori in particolare del seno e prostata, molte evidenze inoltre confermano un ruolo dei pesticidi anche nelle patologie del neurosviluppo.
Gli avvenimenti indesiderabili intrauterini programmano in permanenza la struttura, le funzioni e l’ omeostasi di organi e tessuti.
È la tematica della teoria dell’ origine fetale delle malattie. Si intende per Fetal Programming “Fattori metabolici e nutrizionali che agiscono durante periodi limitati e sensibili in fase precoce di sviluppo, inducendo cambiamenti duraturi sulla fisiologia-funzionalità di tessuti e organi, salute e rischio di malattia”.
Disturbare questa programmazione del “software” del Dna produce un’instabilità epigenetica e genomica che si manifesta in patologie che possono manifestarsi sia durante l’infanzia, che a distanza di 10-20 anni.
Tale modello patogenetico impone, come fondamentale strategia di prevenzione, la riduzione dell’ esposizione a fattori di rischio durante la vita embrio-fetale e nella primissima infanzia.
Tuttavia la genesi della patologia è probabilmente ancor più complessa e multifattoriale, dato il ruolo che le modificazioni ambientali esercitano sul microbiota intestinale.
Una dieta eccessiva, come quantità e caloria ( soprattutto di zuccheri raffinati e determinati grassi), causa l’ attivazione del fattore di trascrizione NF-KB. Questo componente va pensato come un tasto di accensione che attiva i geni deputati alla produzione di alcune sostanze infiammatorie.
Quali solo i principali “disturbatori” di questa programmazione fetale?
Può quindi essere postulato che l’ esposizione cronica involontaria nell’ ambiente, e attraverso il ruolo intermedio del microbiota e dei suoi metaboliti dalla madre al feto, a sostanze note come interferenti endocrini, quali i pesticidi nella catena alimentare, organoclorinati, benzopirene, PCB( bifenili policlorinati), arsenico, altri metalli tossici, polluti ambientali persistenti e, in parte, sempre più chiaramente, alle radiazioni ionizzanti ed ai campi elettromagnetici potrebbe risultare in un aumento inspiegabile di varie patologie. È universalmente noto che questa pericolosità è legata alla esposizione quotidiana piuttosto che non a una esposizione massiva una-tantum. Diabete, tumori, obesità e altre patologie, in particolare endocrine e del neurosviluppo, possono essere considerati modelli di malattie ambientali multifattoriali. Emerge sempre più chiaramente che non troviamo “errori del Dna”, ma un disturbo nella sua programmazione, avvenuto appunto nei primi 2 anni di vita.
L’ ipotesi più accreditata è che una disfunzione mitocondriale possa essere un bersaglio chiave comune nella genesi di queste patologie, Infatti i mitocondri non sono solo generatori di energia cellulare generando ATP, ma sono anche la principlae fonte di specie intracellulari reattive dell’ ossigeno (ROS-radicali liberi), la vera causa delle alterazioni epigenetiche. Un’ alterazione del metabolismo mitocondriale è comune in molte malattie metaboliche e tumorali.
Una sollecitazione esterna troppo importante, e troppo veloce, quale quella legata a un profondo mutamento abientale, può innescare il percorso patologico che può però essere anche reversibile. A rischio c’è la salute di tutti, specie dei neonati e bambini.
C’ è quindi un grande lavoro da fare, noi lo facciamo mediante un approccio integrato, pertanto valutiamo:
1. Microbiota con i suoi numerosi microrganismi e metaboliti che agiscono come possibili induttori epegenetici
2. Presenza di metalli tossici e di inquinanti ambientali
3. Attività dei mitocondri e specie reattive dell’ ossigeno (ROS) con test specifici e innovativi
4. Difetti della detossificazione e della metilazione
5. Nutriterapia: alcune sostanze contenute nei cibi sono capaci di interagire con i nostri geni fino a modulare le risposte cellulari. Il cibo deve essere interpretato non più in termini energetico-calorici ma come strumento di informazione molecolare capace di supervisionare e regolare i processi metabolici di ogni cellula.