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La sindrome dell’ovaio policistico

La sindrome dell’ovaio policistico è il disturbo ormonale più frequente nelle giovani donne e secondo le ultime stime la sua prevalenza raggiunge 8-16% tra le donne in età fertile. Essa è caratterizzato da un ampio numero di sintomi, che possono presentarsi in diverse combinazioni e intensità. Principalmente c’è la disfunzione delle ovaie che causa rare o assenti mestruazioni, insieme ad iper-androgenismo, presenza di cisti ovariche ed in alcuni casi disturbi metabolici tra cui la resistenza insulinica, l’obesità e l’ipertensione arteriosa.

A causa della mancata ovulazione la sindrome della policistosi ovarica rappresenta la principale causa di infertilità femminile.

I disturbi della fertilità sono una caratteristica principale della policistosi ovarica e le alterazioni dell’ovulazione sono riscontrabili nel 70% dei casi. La minore fertilità è conseguenza della disfunzione ovarica, che è anche influenzata dall’eccesso di peso, dall’infiammazione cronica, da alterazioni metaboliche ed ormonali. Come vedremo le donne con la sindrome della policistosi ovarica sono più suscettibili di sviluppare processi autoimmuni a carico della tiroide a causa degli sbilanciamenti ormonali.

Disturbi tiroidei

La tiroide può andare incontro a diversi disturbi come il deficit degli ormoni tiroidei (ipotiroidismo), oppure il loro eccesso (ipertiroidismo). La tiroidite di Hashimoto è la causa più comune di ipotiroidismo ed è anche la malattia autoimmune più frequente in assoluto. Questa patologia colpisce circa il 4% delle donne ed aumenta di incidenza man mano che avanza l’età. È ben noto che i disturbi tiroidei hanno un forte impatto sulla salute riproduttiva. Per esempio l’ipotiroidismo in età pre-puberale può ritardare l’avvio della pubertà, oppure nelle donne adulte può causare alterazioni mestruali e minore fertilità. Non è un caso che spesso una condizione di ipo o iper-tiroidismo, insieme alla presenza di disturbi mestruali, potrebbe nascondere una policistosi ovarica non ancora diagnosticata.  Benché l’ormone pro-tiroideo TSH correli con l’indice di massa corporea e la resistenza insulinica, è bene tenere a mente che un livello di TSH nella norma non indica necessariamente che lo stato tiroideo sia ottimale, ma è necessario tener conto di più indicatori ormonali.

La tiroide esercita una forte influenza sull’equilibrio ormonale dell’organismo. A titolo di esempio un forte ipotiroidismo è accompagnato da un aumento dell’ormone TRH, che causa alti livelli di prolattina, alterazione della secrezione di LH, riduzione della globulina che lega gli ormoni (SHBG), distruzione del metabolismo estrogenico ed aumento degli ormoni androgeni circolanti. In aggiunta l’ipotiroidismo contribuisce ad un ciclo mestruale irregolare, comparsa di spotting, insufficienza dello spessore dell’endometrio e disturbi dell’ovulazione. Viceversa sono stati dimostrati sbilanciamenti ormonali anche nell’ipertiroidismo, in cui si alza SHBG, c’è una maggiore conversione degli estrogeni agli androgeni e livelli più elevati dell’ormone GnRH.

La policistosi ovarica e la tiroidite di Hashimoto

Gli studi hanno dimostrato che alla base di queste due patologie ci sono fattori genetici, immunitari, ambientali e legati allo stile di vita. Il fatto che il sesso femminile sia molto più a rischio di andare incontro a patologie autoimmuni rispetto agli uomini suggerisce con forza che gli ormoni sono fattori importanti nell’autoimmunità. In merito si stima che il 5% della popolazione soffra di una malattia autoimmune e quasi l’80% siano donne, che ne soffrono sempre di più ed in età più precoce. Le donne con la sindrome dell’ovaio policistico hanno generalmente livelli più alti di testosterone e bassi di progesterone, oltre a presentare spesso un alto rapporto tra gli estrogeni ed il progesterone. A causa degli effetti immunitari di questi ormoni tutto ciò potrebbe incrementare la suscettibilità alle problematiche autoimmuni. Anche se gli androgeni tendono a controbilanciare questo fenomeno, essi non sono così potenti tra contrastare gli effetti degli “ormoni femminili”. Pertanto nella sindrome dell’ovaio policistico il disequilibrio tra estrogeni, progesterone e androgeni può costituire un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie tiroidee di natura autoimmune. Ciò avviene soprattutto in caso di anovulazione ed in assenza di iper-androgenismo. Le donne con la classica forma di oligomenorrea e iper-androgenismo andrebbero incontro ad un rischio intermedio, mentre il rischio più basso si ha con cicli ovulatori e iper-androgenismo.

Gli estrogeni influenzano l’attività del sistema immunitario.

Un ruolo importante per sopprimere le reazioni autoimmuni è svolto da particolari cellule immunitarie dette linfociti T regolatori. Tuttavia gli estrogeni agiscono a livello dell’immunità inibendo la produzione dei linfociti T regolatori determinando effetti a cascata, che sfociano in un maggior rischio di sviluppare cisti ovariche.  Inoltre questi ormoni riducono un tipo di immunità detta cellulo-mediata ed aumentano nel frattempo l’attività dei linfociti B, che sono responsabili della produzione di anticorpi.  Per di più alte concentrazioni di estrogeni come per esempio durante la gravidanza e la contraccezione orale determinano la soppressione del funzionamento immunitario. Secondo le ultime evidenze le donne che mostrano i parametri ormonali ed anticorpali tipici dell’ipotiroidismo sono anche a maggior rischio di policistosi ovarica.

Le donne che soffrono di tiroidite di Hashimoto e/o di policistosi ovarica hanno un minore tasso di fertilità.

Le donne con Hashimoto hanno maggiori difficoltà nel rimanere incinta o portare la gravidanza a termine. Inoltre non è infrequente riscontrare anticorpi anti-tiroidei nei casi di infertilità. Numerosi studi hanno confermato che la tiroidite di Hashimoto e la sindrome dell’ovaio policistico spesso vanno insieme. L’ipotiroidismo autoimmune è tre volte più frequente in chi ha la policistosi ovarica coinvolgendo circa il 30-40% dei casi. E viceversa chi soffre di tiroidite di Hashimoto sembra maggiormente a rischio di sviluppare la sindrome policistica a livello delle ovaie.

In conclusione le patologie tiroidee, la policistosi ovarica ed i disturbi della fertilità hanno molti punti in comune, che devono essere presi in considerazione per un’adeguata cura complementare.

Bibliografia essenziale:

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Anna De Mariani

Lo Studio di terapie complementari della dott.ssa Anna De Mariani biologa indirizzo biomedico specialista in Biochimica Clinica, ha lo scopo di accompagnare la Persona ad uno stato di salute globale basato sia sull’aspetto fisico-metabolico che psichico attraverso le più svariate conoscenze che vanno dalla biochimica alla medicina ortomolecolare, dalla biologia clinica alla medicina naturale alla nutrigenetica ed epigenetica con l’ausilio delle tecnologie biomediche con l’obiettivo di raggiungere uno stato di salute ottimale.