In questo articolo andremo alla scoperta dei collegamenti esistenti tra la tiroide, una piccola ma fondamentale ghiandola endocrina, e l’insieme dei microrganismi residenti nell’intestino, che un tempo prendeva il nome di micro-flora ed adesso si chiama più specificatamente microbiota.
Ormoni tiroidei
La tiroide è una piccola ghiandola del peso normale di 20-30 g, localizzata vicino alla trachea e composta da due lobi laterali, mentre al microscopio appare costituita da una serie di follicoli di varie dimensioni. All’interno di queste strutture avviene la sintesi degli ormoni tiroidei a partire dal loro precursore, la tireoglobulina. La ghiandola tiroidea è responsabile del rilascio di due importanti ormoni, tiroxina (T4) e triiodotironina (T3), i quali si distinguono dagli altri ormoni circolanti per il loro contenuto in iodio. Una molecola di T4 contiene quattro atomi di iodio, mentre il T3 ne contiene solo tre.
La loro sintesi è sotto il controllo di un altro ormone, detto TSH e dal punto di vista funzionale l’ormone T3 è da tre a otto volte più potente della T4. Ecco perché è generalmente considerato l’ormone principale della tiroide. La maggior parte della formazione di T3, tuttavia, proviene dal metabolismo nei tessuti periferici sulla base delle reazioni di deiodinazione della T4 e l’inattivazione di questi ormoni avviene grazie a complesse reazioni a livello del fegato. Gli effetti biologici degli ormoni tiroidei sono ubiquitari nell’organismo e si esplicano per esempio a livello della termogenesi, del metabolismo generale, del sistema nervoso, della crescita cellulare e dello sviluppo fetale.
Il ruolo dell’intestino
Le prime ipotesi relative al ruolo giocato dall’intestino nel funzionamento tiroideo risalgono agli inizi del ‘900 quando il ricercatore A. Lane si soffermò sugli effetti tiroidei dell’accumulo di tossine conseguente alla stipsi. Da allora l’avanzamento delle scoperte ha dimostrato che il funzionamento intestinale è fortemente associato a quello tiroideo. Le loro reciproche influenze sono ben note in chi soffre di disturbi tiroidei. Per esempio l’ipotiroidismo può portare a reflusso acido, disfagia, vomito, maldigestione, disturbi dell’alvo e costipazione, mentre l’ipertiroidismo può causare diarrea. In merito l’azione degli ormoni tiroidei sull’intestino dipende dai loro effetti sulle cellule della mucosa intestinale.
La presenza di enzimi deiodinasi in un organo così grande come quello intestinale fa sì che la produzione intestinale di T3 sia da non sottovalutare. Considerando il suo potenziale enzimatico l’intestino può essere considerato un rilevante regolatore del metabolismo tiroideo. Da qui le nuove forme di ormoni tiroidei rientrano nella circolazione generale contribuendo ai livelli ormonali totali. È poco noto che fisiologicamente circa il 20% del T3 presente nel sangue origina proprio dall’intestino.
Altre molecole importanti nell’ambito intestinale sono gli acidi grassi a corta catena (come il butirrato, propionato ed acetato), che originano dalla fermentazione batterica della fibra vegetale e vengono utilizzati dalle cellule intestinali come fonte di energia, oltre ad essere coinvolti nel senso dell’appetito e della regolazione glicemica. In particolare è stato osservato che questi acidi grassi a catena corta e l’ormone tiroideo T3 cooperano per mantenere l’epitelio intestinale ben sviluppato ed in un sano equilibrio.
Il Microbiota
Gli avanzamenti tecnologici consentono al giorno d’oggi di studiare in dettagli che cosa c’è nel nostro intestino ed i collegamenti con il campo della salute. Per definizione il microbiota comprende tutti i microrganismi residenti stabilmente nel tratto digerente tra cui batteri, virus, lieviti ed altri funghi. Più specificatamente il tratto digerente contiene almeno 800-1000 specie batteriche differenti, che sono distribuite in concentrazioni progressive dallo stomaco fino al colon, dove sono maggiormente presenti. Il microbiota è essenziale per mantenere una sana capacità immunitaria e digestiva. Ma non solo. Esso è coinvolto in numerosi processi dell’”ospite”, e non solo intestinali, influenzando che cosa succede a livello immunitario, metabolico, ormonale, neurologico e nutrizionale. La composizione del microbiota è fortemente influenzata dagli eventi infantili (parto, allattamento, svezzamento), dall’utilizzo di farmaci (es. antibiotici, anti-infiammatori, contraccettivi, inibitori di pompa gastica) e dallo stile di vita, in primis l’alimentazione.
Il microbiota agisce come un vero e proprio organo dalle molteplici funzioni.
Sorprendentemente gli esperimenti hanno dimostrato che il microbiota è essenziale per uno sviluppo adeguato della ghiandola tiroidea. Il collegamento tra i microrganismi intestinali e la tiroide è anche ulteriormente supportato dall’evidenza che il bilanciamento del microbiota, cioè l’eubiosi al posto della disbiosi, può determinare parallelamente benefici sia a livello del sistema immunitario che di quello ormonale. Per di più il microbiota interviene nel rifornire l’organismo di ormoni tiroidei anche quando questi sono stati ormai espulsi tramite la bile nell’intestino. Ciò avviene per la presenza di vari enzimi batterici, che modificano i derivati ormonali eliminati permettendone il successivo ri-assorbimento. Per esempio nel fegato i processi di solforazione facilitano la formazione di metaboliti ormonali inattivi, ma i batteri intestinali possiedono enzimi sulfatasi in grado di ri-attivare queste molecole.
In breve l’intestino è un sito importante pe la produzione di ormoni tiroidei bio-attivi e la disbiosi, cioè un disequilibrio della flora intestinale, può determinare un malfunzionamento del normale asse intestino-fegato ed una minore conversione dei precursori ormonali nella forma attiva T3. Alcune evidenze, inoltre, suggeriscono che il microbiota sia in grado di provocare direttamente la deiodinazione degli stessi ormoni tiroidei come avviene fisiologicamente nel corpo.
I batteri intestinali sono in grado di modificare la struttura chimica degli ormoni.
Il microbiota influenza i livelli degli ormoni coinvolti nell’appetito, resistenza insulinica, obesità, diabete e dell’asse dello stress. Ma non solo. Tra gli ormoni ed i batteri intestinali ci sono influenze di tipo bidirezionali. Per esempio i microrganismi sono in grado di avvertire e rispondere all’aumento dei livelli di adrenalina, noradrenalina, triiodotironina e degli ormonali sessuali. I batteri sono in grado di influenzare il sistema endocrino tramite molteplici meccanismi tra cui la trasformazione degli ormoni espulsi tramite la bile, la conversione di molecole esterne in sostanze attive a livello ormonale e produzione di molecole ad azione simil-ormonale come i lipopolisaccaridi (LPS).
La disbiosi
L’enorme superficie della mucosa intestinale (200 m2) è la zona di contatto con antigeni alimentari, microrganismi probiotici o patogeni e con qualsiasi altra sostanze esterna ingerita. Possiamo paragonare l’intestino ad un vero e proprio scudo, che ci protegge dai fattori potenzialmente pericolosi bloccandone l’ingresso nell’organismo. L’esposizione a molecole estranee o non tollerate può portare a reazioni infiammatorie ed addirittura a disturbi autoimmuni. In merito le alterazioni del microbiota, conosciute con il termine di disbiosi, sono state riscontrate in numerosi disturbi tra cui le malattie infiammatorie intestinali, l’obesità, il diabete e la steatosi epatica. In aggiunta, considerando che l’intestino racchiude la maggior parte di tutto il sistema immunitario del corpo non sorprende che esso sia collegato a malattie caratterizzate da squilibri immunitari, come nel caso delle malattie autoimmuni, comprese quelle tiroidee. In tal caso i fattori chiave da tenere in considerazione sono la perdita della permeabilità intestinale e la disbiosi.
Nella disbiosi la compromissione della barriera intestinale facilita la comparsa di disturbi locali e sistemici.
Il microbiota, infatti, interagisce continuamente con il tratto digerente formando un vero e proprio sistemo integrato. I microrganismi commensali sono in grado di modulare le giunzioni che tengono strette le cellule della mucosa intestinale, oltre ad incidere sulla loro forma, funzionalità e sulla sintesi di muco. Tutto ciò ha delle chiare ripercussioni a livello dell’assorbimento intestinale, dell’infiammazione e della protezione dai patogeni. In aggiunta si ipotizza che la disbiosi intestinale possa alterare il normale ricircolo dell’ormone T4 presente nel tratto digerente provocandone un basso ri-assorbimento.
La disbiosi è caratterizzata da uno sbilanciamento tra i batteri che instaurano un rapporto mutuamente benefico con l’ospite e quelli che, invece, sono potenzialmente dannosi o francamente patogeni. A proposito le evidenze scientifiche hanno dimostrato che l’esposizione a molecole batteriche dette LPS durante le infezioni può contribuire ad un abbassamento dei livelli ormonali tiroidei (T3 e T4). Questi effetti sono mediati da processi complessi non solo a livello tiroideo, dove avviene la captazione dello iodio necessario per la sintesi degli ormoni, ma anche a livello del fegato, dove avviene la conversione dell’ormone T4 in T3, e del sistema nervoso, da cui partono gli stimoli per la sintesi del TSH.
In conclusione affrontare i disturbi tiroidei non vuol dire semplicemente limitarsi a questa ghiandola endocrina, ma bisogna prendere in considerazione i numerosi fattori che ne sono alla base.
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