Con il termine acidosi si riferisce alla riduzione eccessiva del pH del sangue o di altri tessuti organici. Può essere di origine respiratoria, se dovuta ad un eccesso di anidride carbonica, oppure metabolica se causata da un accumulo di acidi non volatili. In condizione di salute l’organismo è in grado di mantenere il pH attraverso i meccanismi respiratori, che eliminano o trattengono anidride carbonica, o renali, che gestiscono il contenuto di ammoniaca, sodio e bicarbonati.
Il normale metabolismo energetico produce un accumulo di scorie metaboliche acide (es: radicali solforici e fosforici, acido piruvico, lattico, succinico, acetoacetico, beta-idrossibutirrico etc.) che devono essere eliminate attraverso l’intestino, i reni, la pelle ed i polmoni. Idealmente i composti acidi migrano dal sito di produzione cellulare, passano dal tessuto connettivo al flusso ematico, arrivando ai reni e polmoni dove possono essere finalmente eliminati. Nell’eventualità che la produzione acida sia superiore alla velocità di smaltimento si verifica un accumulo di queste sostanze nella matrice extracellulare, l’ambiente in cui vivono le cellule e di importanza fondamentale per numerose funzioni fisiologiche. Queste scorie rimangono nella matrice fintanto che l’organismo non produce sostanze neutralizzanti, denominate tamponi, in quantità sufficienti. In generale l’acidosi metabolica deriva dalla produzione di acido lattico, corpi chetonici, dall’ossidazione dei grassi e dalla sintesi dell’urea a partire dall’ammoniaca.
Per quanto aspecifici i sintomi più comuni relativi ad una condizione di acidosi sono: stanchezza cronica, sonnolenza, aritmie, atonia gastrica, ipotensione, crampi muscolari, disturbi della termoregolazione e mancanza di concentrazione. Qui di seguito sono elencate invece le cause principali:
- Disidratazione
- Digiuno
- Febbre
- Diabete
- Introduzione eccessiva di cibi acidificanti ed alcool
- Consumo insufficiente di nutrienti alcalinizzanti
- Fumo
- Terapie farmacologiche croniche
- Sovrallenamento sportivo
- Sedentarietà prolungata
- Stress psico-fisici persistenti
Esistono ampie evidenze scientifiche che mostrano come la dieta svolga un ruolo importante nella gestione dell’equilibrio acido-base. Ogni alimento, infatti, in base alla propria composizione, è in grado di fornire all’organismo un carico acido oppure sostanze in grado di neutralizzare questi prodotti acidi. Gli alimenti più acidificanti comprendono i farinacei, la carne, il pesce, il latte e derivati mentre le verdure e la frutta fresca o secca sono generalmente alcalinizzanti.
Si aggiunga che condizioni prolungate di acidosi sono state poste in correlazione con forme di demineralizzazione ossea. Le ossa rappresentano una fondamentale fonte di minerali (98% di calcio e 75% dei fosfati totali), a cui l’organismo attinge quando non dispone di altre riserve tampone. Al fine di controbilanciare l’acidosi il tessuto osseo si indebolisce rilasciando bicarbonati e facilitando l’escrezione di calcio. Tutto ciò potrebbe agevolare nel tempo l’insorgenza precoce di osteopenia e successivamente di osteoporosi, in special modo durante i cambiamenti ormonali tipici delle donna in menopausa.
L’acidificazione dell’urina riveste un ruolo importante anche nella formazione dei calcoli delle vie renali, in quanto i calcoli di ossalato e di urato si formano per lo più in ambiente acido. Questo aspetto, insieme ad una corretta idratazione, assume un’importanza preventiva e curativa.
Al fine di ripristinare un corretto equilibrio acido-base è necessario porre maggiore attenzione all’alimentazione modificando il rapporto tra alimenti alcalinizzanti (es: frutta, patate, verdura) ed acidificanti (es: proteine animali, formaggi, yogurt, dolci). Anche una sana attività motoria, unita ad una buona tecnica respiratoria, rappresentano strategie ottimali in caso di acidosi.